Con alleggerimento o allentamento quantitativo, o anche facilitazione quantitativa, sovente con la locuzione inglese quantitative easing (o QE), si designa una delle modalità con cui avviene la creazione di moneta a debito da parte di una banca centrale e la sua iniezione, con operazioni di mercato aperto nel sistema finanziario ed economico.
Una politica monetaria espansionistica, allo scopo di stimolare la crescita economica e l’occupazione, tipicamente coinvolge le banche centrali nell’acquisto di titoli governativi con scadenza a breve termine, per abbassare gli interessi medi di breve termine presenti sul mercato. Tuttavia, quando gli interessi a breve termine sono prossimi al valore di zero, questo metodo non può più essere efficace per lungo tempo. In simili circostanze, le autorità monetarie possono continuare a ricorrere al quantitative easing per stimolare ulteriormente l’economia, tramite l’acquisto di attività aventi scadenza con orizzonte temporale più esteso di quelli a breve a termine, portando gli interessi di lungo termine al di fuori della cosiddetta Curva dei Rendimenti.
Il quantitative easing è uno strumento in grado di assicurare la permanenza dell’inflazione al di sopra di una certo valore-obiettivo. Il rischio di questa politica monetaria è il fatto che si riveli più efficace del previsto contro la deflazione nel lungo termine, portando ad un eccesso di inflazione a causa dell’aumento dell’offerta di moneta: a prescindere dal quantitative easing è pure da notare che questa dinamica deflazione-inflazione è propria e tipica della deflazione in sè, se è vero che storicamente a un periodo di deflazione è generalmente seguito uno di inflazione (o iperinflazione). In accordo col Fondo Monetario Internazionale, la Federal Reserve e vari altri economisti, il quantitative easing ha mitigato i rischi e contribuito a tenere sotto controllo vari problemi durante la crisi globale del 2007-2008.