Vi sono vari modi attraverso il quale un’azienda può ottenere le risorse finanziarie necessarie per il proprio sviluppo: gli utili non distribuiti agli azionisti, l’emissione di nuove azioni ed il ricorso all’indebitamento. In questi articoli ci occuperemo espressamente di quest’ultimo strumento ed in particolare della sua relazione con i desideri degli investitori.
L’indebitamento può essere perseguito in vari modi: prestiti bancari, emissione di obbligazioni, emissione di titoli convertibili, leasing finanziario ecc..
Ogni azienda ha due contrapposte classi di investitori: gli azionisti e gli obbligazionisti e lo scontro tra i loro rispettivi interessi avviene essenzialmente sul fronte del debito. Un aumento dell’indebitamento sarà malvisto dai bondholder dal momento che, aumentando l’esposizione debitoria, aumenta la possibilità che l’azienda non sia in grado di onorare completamente tutti i crediti ricevuti, soprattutto nel caso in cui gli affari vadano male e la società sperimenti una riduzione di utili.
Generalmente, invece, per gli azionisti l’aumento del debito di un’azienda è un fenomeno positivo. Tale operazione è definito leva finanziaria (leverage) ed è uno strumento che le società sane ed in crescita possono utilizzare per migliorare la redditività netta dei mezzi propri. Ovviamente il discorso non vale se il ricorso al debito è necessario per fare fronte a periodi di crisi o se il debito raggiunge livelli pericolosamente elevati.
Un esempio potrà chiarirci meglio il concetto.
Ipotizziamo un’azienda senza debito con un capitale interamente versato dai soci pari a 100.000 euro, suddiviso in 1000 azioni, e con una redditività costante del capitale investito del 10%. Gli utili totali generati saranno quindi 10.000 euro che verranno distribuiti interamente tra i 1000 azionisti.
La stessa azienda ha la possibilità di realizzare un nuovo investimento da 10.000 euro che genererà nell’anno successivo un ritorno sempre del 10% (1000 euro).
Le opzioni per il finanziamento dell’operazione sono tre:
- Utilizzo degli utili. Tale operazione scontenterà gli azionisti nell’immediato dal momento che questi non otterranno i dividendi, anche se nel lungo termine l’operazione sarà premiante e l’anno successivo il rendimento di ogni titolo sarà di (10.000+1000): 1000 = 11 euro. La redditività per gli azionisti sarebbe zero il primo anno, ma dell’11% nel secondo.
- Emissione di nuove azioni. Anche in questo caso l’effetto a breve termine sarà negativo, dal momento che il prezzo delle azioni calerà. Gli utili non verranno modificati nel breve termine, ma nel lungo termine i vecchi azionisti non riceveranno un aumento di utili come nel caso precedente perché i profitti extra andranno divisi con i nuovi azionisti.
- Ricorso al debito. In questo caso utili e numero di azioni restano costanti e negli anni successivi i dividendi potranno essere un po’ più generosi (anche se non come nel caso 1 perché ci saranno gli interessi sul debito da pagare). Ipotizziamo che ripagare il debito costi in totale il 5% annuo, come quota interesse + quota rimborso del capitale. Nel secondo anno dei 1000 euro di profitto aggiuntivo 500 andrebbero per ripagare il mutuo e gli altri 500 in tasca ai 1000 azionisti: la redditività sarebbe del 10% il primo anno e del 10.5% nel secondo.